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Il CUN per i 60 anni dell'Europa (25 marzo 1957-25 marzo 2017)

Il 25 marzo 1957 si firmavano i Trattati di Roma. Prendeva avvio il processo di integrazione europea. Un processo al quale ha partecipato anche il sistema delle Università europee, compiendo passi importanti, forse decisivi per la costruzione dell'Europa.

Cittadini europei oggi sono infatti soprattutto i giovani: la “generazione Erasmus” sta abbattendo le barriere culturali tra i popoli, tramite lo scambio tra studenti di tutta Europa. Le reti europee dei ricercatori, dal canto loro, e gli stessi docenti hanno operato per la creazione dell'area europea della formazione e della ricerca, entro la quale le Università si sono fatte  più simili tra loro, nella consapevolezza che la condivisione, la cultura aperta, le scienze sono il motore della società della conoscenza.

Tuttavia, molto ancora vi è da fare, sia in sede europea sia nel nostro Paese.

La nuova competizione della mondializzazione, con la  "caccia globale al talento" aperta da realtà come quelle nordamericana e asiatica, rende evidente  la necessità di realizzare in Europa programmi scientifici di grandi dimensioni ed elevato profilo, valorizzando l'enorme potenziale offerto dalla tradizione scientifica e dall'eccellenza della nostra ricerca di base.

Il Consiglio Universitario Nazionale ha sempre dedicato grande attenzione a questi temi, dovendo anche constatare come il sistema universitario italiano sia più debole di quello di molti altri paesi europei. L'Italia, d'altro canto, investe una percentuale molto inferiore del PIL in ricerca e sviluppo, specie del settore universitario.  A ciò si aggiunga la drammatica riduzione del personale docente (-20% negli ultimi otto anni) e le crescenti difficoltà degli studenti e delle famiglie a fruire pienamente del diritto allo studio.

Nonostante questo, le nostre Università,  con sforzi straordinari, sono riuscite a mantenere il nostro Paese competitivo nella formazione e nella ricerca, ottenendo risultati paragonabili o addirittura superiori a quello di molte altre nazioni.

Molto tuttavia resta da fare, anche al fine di rendere più attrattive le nostre Università e promuovere una  piena ed effettiva internazionalizzazione "in entrata" del Sistema universitario, perché i ricercatori "non ricerchino altrove".


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